Con il sostegno dei fondi Otto per mille della Chiesa Valdese e la collaborazione con l’Associazione Peterpan Onlus di Cagliari, il nostro progetto “Dalla Terra alla Tavola” ha dato vita ad un percorso per l’autonomia di persone affette da disturbi dello spettro autistico. Le persone con autismo presentano in modo più o meno grave un deficit persistente nella comunicazione e nell’interazione sociale, inoltre manifestano comportamenti, interessi e attività ristrette e ripetitive, presenti sin dalla prima infanzia e che si accentuano con la crescita, soprattutto se non supportati da un adeguato percorso riabilitativo e terapeutico. Questo progetto multidisciplinare basato sull’ortoterapia ha permesso ai ragazzi coinvolti nel progetto di migliorare lo stato di benessere psico-fisico e di acquisire competenze utili per lo svolgimento delle attività della vita quotidiana.
Autismo e Ortoterapia
“L’occuparsi della terra e delle piante può conferire all’anima una liberazione e una quiete simili a quelle della meditazione”. H. Hesse (1877-1962)
Sempre più studi sulla disabilità e sulle terapie alternative mettono in luce le potenzialità dell’ortoterapia (la cura dell’orto con scopi terapeutici) nel favorire un miglioramento del benessere psico-fisico delle persone. Questi miglioramenti avvengono su diversi livelli: potenziamento della motricità (seminare, potare, raccogliere i frutti stimolano infatti il movimento favorendo anche il coordinamento, l’incremento della forza e della resistenza), miglioramento delle capacità di apprendimento attraverso attività come la memorizzazione del nome di alcune piante, di nozioni spazio-temporali, la percezione della ciclicità delle stagioni, l’identificazione dei tempi adatti per la semina e il raccolto e l’organizzazione degli spazi del giardino. Tutte queste operazioni rafforzano la sfera cognitiva dell’individuo, stimolando concentrazione, capacità logiche e memoria.
L’ambiente naturale favorisce una stimolazione dei sensi del tatto, dell’udito, dell’olfatto e della vista, che inducono reazioni benefiche nell’organismo e possono essere utilizzati come cura dell’ansia.
Chi si trova a far parte di un percorso di ortoterapia esercita un ruolo attivo, da cui scaturiscono frutti concreti e tangibili: fattore che incrementa l’autostima. Il suo ruolo non è però isolato e si inserisce nell’ambito di un intento comune, fondato sull’organizzazione di un gruppo di lavoro che condivida spazi, strumenti e obiettivi e favorendo quindi l’integrazione sociale.
Il Progetto
Dalla Terra alla Tavola” ha fatto suoi i principi dell’ortoterapia per offrire ad alcune persone affette da autismo la possibilità di percorrere, ognuno secondo le proprie possibilità, un viaggio verso l’autonomia e il benessere.
Il progetto ha incluso dodici ragazzi autistici che dal settembre 2015 fino al giugno 2016 sono stati coinvolti in un’esperienza sul campo a contatto con la natura, i suoi profumi e la sua diversità. L’entusiasmo e la soddisfazione di operatori e ragazzi hanno fatto sì che questo progetto non terminasse con la chiusura prevista dal calendario, ma tuttora abbia un seguito che non smetteremo di raccontare.
Una volta a settimana presso la sede dell’Associazione Peter Pan Onlus di Sestu e per due volte al mese nei nostri orti di Assemini si sono susseguiti gli incontri. Questa divisione degli ambienti di lavoro non è casuale, ma rappresenta una delle sfide più grosse nelle terapie dell’autismo. A Sestu spazi e strutture sono progettati su misura per chi presenta questi disturbi, evitando spazi aperti che possano distrarre e talvolta impaurire. Ad Assemini invece gli ambienti sono di grandi dimensioni dai laboratori alle serre fino a ai campi aperti. Questi spazi non ristretti o delimitati in maniera precisa teoricamente avrebbero potuto turbare i ragazzi coinvolti nel progetto. Vedere che il contesto familiare e l’impegno dato dai lavori manuali hanno consentito loro invece di rispondere in maniera positiva è stata una vittoria importante che ha riempito di orgoglio ed entusiasmo gli operatori coinvolti.
Questo non è stato l’unico traguardo tagliato con successo, ma è andato ad affiancare quelli che erano già stati pianificati inizialmente:
Miglioramento del benessere fisico attraverso l’attività all’aria aperta
Aumento della percezione sensoriale ed emotiva
Aumento delle capacità di socializzazione
Miglioramento dell'autostima e della percezione di sé
Miglioramento di stato di calma in casi di iperattività
Sviluppo e allenamento delle capacità manuali nell’orto e in cucina
Potenziamento delle capacità di apprendimento
Tutto questo è avvenuto con le mani nella terra, con una spontaneità che solo il contatto con la natura riesce a trasmettere e in mezzo ai sorrisi, facendoci vivere l’orticoltura non come una terapia, ma come una festa.
I frutti dell’orto sono naturalmente buoni, ognuno con la sua forma e la sua funzione e seguire il loro sviluppo con quelli che sono diventati i “nostri ragazzi”, ha fatto sentire noi e loro protagonisti.
Insieme abbiamo affrontato tutte le fasi della vita dell’orto. Il susseguirsi delle stagioni in ogni periodo dell’anno suggerisce nuovi compiti e ci mette a contatto con piante ed erbe differenti. La preparazione dei semenzai e la semina hanno rotto il ghiaccio con questo nuovo mondo.
Mani nella terra, mani che contribuiscono a far crescere una vita fatta di forme e profumi nuovi e diversi. Abbiamo scoperto che tutti i semi necessitano di buio e acqua e quell’ambiente sporco, sporco non è ma è terra, è vita. Ci siamo presi cura di loro proteggendole dalle erbacce, zappando, trapiantando dai semenzai alla terra le piantine, concimandole in maniera naturale e facendole aiutare dagli insetti a riprodursi e a proteggersi dai parassiti. Con la raccolta abbiamo avuto in mano delle piante buone profumate, le olive, i pomodori e le melanzane insieme a diverse erbe aromatiche.
La vita dell’orto non termina con la raccolta, qui inizia un’altra fase del lavoro. Tutto quanto è stato preso in mano, preparato affinchè fosse pronte per essere utilizzato. Ogni prodotto ha una sua destinazione, un suo scopo ci abbiamo fatto dei sacchetti aromatizzati alla lavanda per gli armadi, del sale aromatico per le preparazioni e tanto altro. Abbiamo assaggiato e annusato.
La terra i semi e il nostro lavoro hanno creato una ricchezza che potevamo guardare: un gruppo di persone che lavorando insieme hanno creato qualcosa da guardare, toccare, annusare e da mangiare. Così il frutto dei campi lo abbiamo lavorato ancora, preparato insieme per farlo finire in tavola e gustarlo insieme a pochi metri da alcuni dei posti nei quali avevamo lavorato. Un progetto del genere è finito come logico che fosse, in festa, perché fare e condividere rende il nostro mondo pocopoco migliore.